LE POSIZIONI DI TIRO CON L’ARMA CORTA (L’ISOSCELE)

di Tony Zanti

Come già enunciato nel precedente articolo, il termine “Posizione di Tiro” dà l’idea di un’attività statica, da relegare al Tiro effettuato per colpire il bersaglio al locale Poligono di Tiro a Segno. Nel Tiro Operativo il concetto di Posizione di Tiro cambia completamente significato: il Tiro è necessariamente Operativo e, quindi, interconnesso al concetto di combattimento, che è fluido per sua natura specifica. La Posizione di Tiro, quindi, deve essere abbastanza dinamica da poter supportare al meglio il rapporto Operatore-arma. Così, mentre nel Tiro ad un qualunque bersaglio detto termine sembra calzante, nell’accezione del Tiro Operativo, esso diventa un ossimoro, cioè una contraddizione di termini.

Abbiamo visto che la Posizione di Tiro Weaver, proposta da Jack Weaver e resa nota da Jeff Cooper, ha dominato la scena del Tactical Training per circa cinquanta anni. La Weaver è nata sui campi di tiro statunitensi ed è subito diventata patrimonio nazionale e poi internazionale. L’Isoscele, che è seconda alla Weaver per fama, ma superiore ad essa per la precisione del tiro sul bersaglio, era nata molto prima sul campo di battaglia e si era poi affermata nel Tiro Sportivo, con qualche modifica. Per dire il vero, entrambe dette Posizioni di Tiro hanno subito e continuano a subire modifiche più o meno accentuate. La differenza principale tra le due è che la Weaver è una Posizione trasversale rispetto al bersaglio, mentre l’Isoscele è frontale.

Detto ciò, è bene ribadire che importanti – ma anche leziose – modifiche sono state apportate ad entrambe le suddette Posizioni di Tiro, a volte migliorandone gli aspetti pratici e il risultato finale, a volte risultando semplicemente in un’accentuata modalità coreografica, certamente gradita alle fiction e ai film del piccolo e grande schermo. Per quanto riguarda il risultato finale è importante che alla coreografia segua la performance, ossia la rosata sul bersaglio di carta, oppure l’abbattimento sicuro del “pepper”.

Dette Posizioni di Tiro devono produrre la migliore precisione di tiro che è possibile ottenere, quando il tiratore assume quella particolare postura e fa fuoco sul bersaglio con l’arma corta. La stragrande maggioranza di queste rivendicazioni, risponde a verità: il tiratore assume la Posizione di Tiro, stringe l’arma corta in una mano – mentre l’altra mano agisce da supporto – e colpisce il bersaglio. Ciò avviene attraverso i parametri costituiti dal sistema neuro-scheleto-muscolare umano: due gambe che formano la base biomeccanica del Tiro, due mani che stringono l’arma e, naturalmente, il cervello che guida il coordinamento tra gli occhi (prendere la mira, oppure puntare) e le mani (la presa nei movimenti di elevazione e brandeggio). Inoltre, è possibile centrare il bersaglio impugnando l’arma con una sola mano, ma questo fatto non ha assoluta valenza nel contesto operativo e difensivo.

Se ci riferissimo al semplice fatto dell’impugnare l’arma, portarla sul bersaglio e sparare al fine del colpire il bersaglio, l’utilità di una Posizione di Tiro rispetto ad un’altra Posizione di Tiro verrebbe inesorabilmente a scemare. E’ proprio vero che tutte le Posizioni di Tiro sono ugualmente utili allo scopo di colpire il bersaglio? La verità è che la preferenza accordata ad una Posizione di Tiro, piuttosto che ad un’altra, è solo questione di propensione a livello istintivo, piuttosto che concettuale. Il problema nasce dal fatto che quasi tutte le Posizioni di Tiro finora ideate, sono scaturite dagli Sport del Tiro e poi sono state inglobate nel filone del Tiro Operativo, come se ciò dovesse costituire un passaggio naturale. Ma non solo! L’altro importante passaggio è costituito dall’imposizione di una data Posizione di Tiro nelle Scuole militari e di Polizia, giudicata la più adatta per essere adoperata da Agenti e Operatori: una decisione più burocratica – quando non esclusivamente emotiva o di comodo – che non rivolta alla praticità dell’utilizzo finale.

Alcune delle soluzioni più appropriate all’utilizzo tattico sono rappresentate dalla modifica delle Posizioni di Tiro già esistenti, o almeno, così appare dall’esterno. E’ un discorso che potrebbe avere senso, ma che non offre risposte concrete. Perché modificare qualcosa che non è improntata all’utilitarismo ottimale, anziché cambiarla radicalmente? Perché costruire fortezze (e certezze) su fondamenta di sabbia, quando la soluzione più logica – e la pratica attuale – vuole che dette fondamenta siano abbattute e che altre più robuste basi siano poste in loro vece?

Puntualizziamo che Posizioni di Tiro del Tiro Dinamico Operativo® non sono trasformazioni delle esistenti e diffusissime Posizioni di Tiro, anche se di queste conservano alcune parvenze. Del resto – come già accennato appena sopra – dato il sistema scheleto-muscolare umano, l’arma corta potrà essere impugnata in un numero limitato di posizioni, durante il tiro. Man mano che andremo ad esplorare le Posizioni di Tiro del Tiro Dinamico Operativo®, sarà evidente che esse non derivano da altre Posizioni di Tiro, bensì si sono sviluppate dalla “Posizione Reattiva”, che riproduce la tipica postura umana in risposta ad una situazione di grande stress e costituisce una

soluzione realistica al problema tattico in chiave reattiva, che rappresenta l’unica risposta concreta ad un’aggressione armata.

Ora esaminiamo la ben nota Posizione di Tiro Isoscele, discutendone i pro e i contro.

L’ISOSCELE

La Posizione di Tiro Isoscele risale ai primi anni ‘20 del secolo scorso, ideata dal Colonnello Fairbairn e messa a punto e diffusa dal Colonnello Applegate. Essa ha l’indubbio merito di offrire all’Operatore una migliore “Base biomeccanica del Tiro”, che non la Weaver, soprattutto offrendogli la possibilità di effettuare un efficace Tiro Puntato, anche in condizioni operative svantaggiose.

Esaminando le caratteristiche dell’Isoscele, notiamo i sotto elencati vantaggi:

ISTINTIVITA’. Questa Posizione di Tiro è immediatamente ’”istintiva” e può essere facilmente insegnata e speditamente adottata dall’Operatore, con un minimo di addestramento. Se offriamo un giocattolo a forma di arma ad un bambino, molto probabilmente egli assumerà istintivamente una posizione molto simile all’Isoscele. Lo stesso accadrà ad un individuo che non ha conoscenza diretta delle armi da fuoco. Bisogna considerare, però, che istinto e Tattiche Operative hanno poco in comune e che l’istinto può essere pericoloso per l’Operatore.

PRECISIONE DEL TIRO. Offre la possibilità di eseguire un Tiro Puntato preciso e abbastanza rapido, soprattutto in condizioni di luce avversa. E’ incredibile come l’Isoscele possa essere precisa, nel Tiro Puntato, anche a distanze di 10 – 15 metri e in condizioni di scarsa visibilità: la “Weaver” non può offrire questo tipo di risultati sul bersaglio, in quanto la precisione del tiro in questa posizione è vincolata al Tiro Mirato ed è priva di qualsiasi “naturale” sistema di puntamento, dato dal particolare assetto del corpo del tiratore rispetto al bersaglio, che gli Americani chiamano il Point Index (da notare che il Tiro Dinamico Operativo®/Dynamic Combat Shooting® scinde il Point Index in Body Index e Visual Index, attribuendo loro una ugualmente grande importanza nel Tiro Operativo e Difensivo, ma separandone le modalità di utilizzo, a seconda della particolare situazione).

SEMPLICITA’ DI UTILIZZO. L’Isoscele esplica fondamentalmente un solo parametro – invece dei troppi e diversi parametri della “Weaver” – che è quello dello spingere l’arma corta verso il bersaglio, con le braccia tese ed equidistanti tra loro (fino a formare, appunto, i due lati di un triangolo isoscele, ove la base è rappresentata dalla linea che attraversa il petto del tiratore all’altezza delle spalle, mentre l’altezza di detto triangolo è invece la linea immaginaria che va dal centro del petto al bersaglio, passando per la linea di Tiro dell’arma).

Questi sono, però, gli inconvenienti dell’Isoscele:

VALIDITA’ RIDOTTA NEL CQC. L’Isoscele può raramente essere utilizzata nel Close Quarter Combat. Infatti, nelle Distanze a Contatto (entro i 2 metri), l’aggressore può semplicemente allungare una mano verso l’Operatore e deviare il colpo, oppure disarmare l’Operatore, il quale – nell’esecuzione dell’Isoscele – estende entrambe le braccia verso di lui. L’Operatore inoltre incorrerà nella medesima difficoltà quando si trova in un ambiente sconosciuto o affollato, caratterizzato da terreno tortuoso o disseminato da ostacoli verticali, entrambi particolarmente insidiosi al brandeggio e puntamento ottimali dell’arma, essendo gli arti superiori tesi, sia nella Low Ready, sia nell’acquisizione del bersaglio.

DIFFICOLTA’ NELL’IMPUGNARE LA PISTOLA. L’Isoscele si presta ad essere impiegata egregiamente con il revolver, che permette che il pollice della mano di supporto vada a poggiare “a croce” sul pollice della mano che tiene l’arma: in questo modo si ottiene la vera Posizione Isoscele, in quanto l’incrociarsi dei pollici fa sì che le braccia si distendano in uguale misura e l’arma si trovi al centro della linea perpendicolare al centro del petto (che corrisponde all’altezza del triangolo isoscele). La pistola semiautomatica, invece, non permette che ciò avvenga, in quanto l’arretramento del carrello causerebbe il ferimento del pollice della mano di supporto.

REATTIVITA’ RIDOTTA. L’Isoscele permette un Tiro abbastanza veloce, ma soltanto se il Bersaglio Armato si trova direttamente di fronte all’Operatore. Nei casi in cui l’aggressore sia posizionato lateralmente all’Operatore, oppure alle sue spalle, il Tiro Reattivo che ne consegue sarà lento, in quanto l’arma compirà un tragitto superiore (è posta all’estremità dell’arco di puntamento).

DIMINUITA DINAMICITA’. L’Isoscele costringe l’Operatore ad una Posizione pressoché statica e un equilibrio precario (i piedi sono generalmente paralleli, oppure impegnati in un piccolo passo, appena discosti l’uno dall’altro) con poche possibilità reali di affrontare lo scontro armato dinamicamente, ossia muovendosi velocemente per non offrire un facile bersaglio.

INTERCAMBIABILITA’ NEGATA. Passare dal Puntamento Diretto al Porto Basso (la pistola è tenuta con una presa a due mani e le braccia sono estese e puntano l’arma verso il basso) e viceversa, è tatticamente svantaggioso. Né è possibile applicare una Posizione a Contatto™ (Tecnica propria del Tiro Dinamico Operativo®) che preveda il mantenimento dell’estensione delle braccia.

MOVIMENTI RIDOTTI. Non può essere effettuata agevolmente dall’Operatore che indossi un Giubbotto Balistico rigido esterno all’uniforme. Con i Giubbotti Balistici rigidi è praticamente impossibile estendere le braccia verso il Bersaglio Armato.

Esiste un a versione “modernizzata” dell’Isoscele, detta appunto “Isoscele Moderna”. Essa presenta una minore estensione delle braccia e una posizione più dinamica degli arti inferiori. Il suo punto di debolezza rimane la presa a due mani “Thumbs Forward” (Pollici in Linea), che non permette l’equidistanza delle braccia e, quindi non consente la possibilità di effettuare il vero Tiro Puntato.

LA MANTIDE™

Nel Tiro Dinamico Operativo®, invece, la posizione frontale è presa dalla Mantide™,  che, come abbiamo visto nello scorso articolo, prende nome dall’omonimo insetto predatore, dalla caratteristica postura avanzata delle zampe anteriori. La Mantide™ è una Posizione di Tiro originale e non deriva dall’Isoscele, come alcuni credono. Con l’Isoscele la Mantide™ ha in comune la posizione frontale, ma le similarità si fermano qui. La Mantide™, piuttosto, è la conseguenza naturale della Posizione Reattiva™, che è la base della Dottrina del Tiro Dinamico Operativo®.

Al contrario che l’Isoscele, la Mantide™ è una Posizione di Tiro altamente dinamica e reattiva, permettendo all’Operatore una mobilità immediata nell’ingaggiare il Bersaglio Armato nei 360 gradi. Ugualmente rapido e vantaggioso è il cambio di Posizione: dalla Mantide™ nel Tiro Puntato-Mirato™ alla Mantide™ nel Tiro Puntato, al Pentagono™, alle Posizioni di Pronto™ e a Contatto™, alle Posizioni di Tiro ad una mano e viceversa, intercambiabilmente.

Un’altra Posizione di Tiro del Tiro Dinamico Operativo® che presenta molte attinenze – ma diversa destinazione d’utilizzo – con la Mantide™, è il Pentagono™, che trattiamo qui di seguito.

IL PENTAGONO

La  Posizione di Tiro del Tiro Dinamico Operativo® il “Pentagono™” è stata ideata soprattutto allo scopo di permettere l’utilizzo vantaggioso dell’arma corta all’Operatore che indossi il Giubbotto Balistico rigido. Essa ha le seguenti caratteristiche:

  • L’Operatore si pone frontalmente rispetto al bersaglio (assumendo la Posizione Reattiva™).
  • Le braccia, gli avambracci e il petto costituiscono i cinque lati del Pentagono, da cui questa Posizione prende il nome.
  • I gomiti sono alla stessa altezza delle spalle, oppure leggermente più in alto.
  • Le spalle sono abbassate, i gomiti sono piegati ma rilassati e portati all’altezza delle spalle e i polsi sono rigidi: la trasmissione del rinculo avverrà sui gomiti (che sono tenuti morbidi) e non arriverà alle spalle (come avviene anche nella Mantide™).
  • L’arma corta è posta davanti all’occhio dominante, mentre il capo è frontale rispetto al Bersaglio Armato e centrale rispetto al corpo dell’Operatore.
  • L’Operatore effettua il Tiro Puntato-Mirato™.
  • L’arma corta deve essere impugnata nella presa Safe Hold™, con i bordi posteriori dei palmi che si toccano, così garantendo la simmetria e la sinergia degli arti superiori.
  • L’arma è alzata fino ad incontrare la linea di mira naturale dell’Operatore (e non viceversa), posta davanti all’occhio dominante.
  • Negli spostamenti in avanti – tipici della Ricerca – l’arma può essere retratta verso il corpo dell’Operatore (avvicinando i gomiti al tronco, questa Posizione di Tiro si tramuterà nella Mantide™ nel Tiro Puntato), oppure portata verso il basso, nella Posizione a Contatto™ sulla Cintura, soprattutto allo scopo di ottenere una maggiore visibilità dell’Ambiente Tattico.
  • Negli spostamenti verso i lati o il tergo dell’Operatore, la presa deve essere retratta verso il corpo dell’Operatore (abbassando i gomiti la Posizione di Tiro si tramuterà nella Mantide™ nel Tiro Puntato), oppure portata verso il basso, nella Posizione a Contatto™ sulla Cintura.
  • Nei movimenti effettuati durante la Ricerca, il Pentagono si trasforma nella “Cover Hold™” (Posizione dal Riparo), in quanto i gomiti devono rientrare e accostarsi al corpo, perché altrimenti costituirebbero intralcio dinamico e visivo.
  • Avvicinandosi ad un Riparo verticale, l’Operatore deve abbassare il braccio più vicino al bordo esterno del medesimo riparo e disporlo in posizione verticale, in modo da evitare di esporre invano altre parti del proprio corpo.

La facilità e l’immediatezza con cui il Pentagono™ permette di acquisire il bersaglio sono notevoli, come sorprendente è la notevole attenuazione del rinculo dell’arma. Un altro grande vantaggio del Pentagono™ è dato dalla possibilità di muoversi agilmente in tutte le direzioni, assumendo sempre una posizione dinamica e ambidestra e tenendo presente il Principio della Intercambiabilità tra tutte le Posizioni di Tiro e anche le Posizioni a Contatto™ del Tiro Dinamico Operativo®.

CONCLUSIONE

Nel presente e nello scorso articolo abbiamo trattato le Posizioni di Tiro “Weaver” e Isoscele, illustrandone i punti di debolezza nel Tiro Operativo e Difensivo, anche premettendo che una qualunque Posizione di Tiro può risultare adatta a colpire un bersaglio. Il punto centrale di questa rassegna è però imperniato sul rapporto che intercorre tra l’Operatore intento a difendersi – o a proteggere altri – durante un’aggressione armata e lo stato di stress che lo condiziona.

Una cosa è colpire la sagoma cartacea oppure la piastra di metallo durante un esercizio di tiro, un’altra e ben differente situazione è colpire il Bersaglio Armato durante un episodio di confronto/scontro armato. La differenza è semplice e prontamente intuibile: il bersaglio inanimato è lì fermo a lasciarsi colpire, mentre il Bersaglio Armato è mobile, fa uso del Riparo e, soprattutto, fa uso dell’arma in suo possesso. E’ altrettanto intuibile che una qualunque Posizione di Tiro possa essere utile per colpire il bersaglio, per allenamento, gioco o sport, mentre la Difesa Armata richiede che l’Operatore utilizzi una Posizione di Tiro che presenti caratteristiche di Reattività e Mobilità.

Le Posizioni di Tiro tradizionali che abbiamo qui esaminato, certamente non godono delle suddette qualità, essendo meglio adatte al tiro al bersaglio, che per sua natura è prevalentemente statico. Grande differenza, la medesima che occorre tra il Tiro Attivo – rinvenibile nelle attività venatorie e il tiro ludico – e il Tiro Reattivo, che presuppone la presenza del Bersaglio Armato, vero e reale ostacolo e contrapposizione a quelle Posizioni di Tiro che negano all’Operatore la giusta Ergonomia e il consequenziale adattamento del suo corpo al Combat Stress.

FOTO E RELATIVE DIDASCALIE


Una delle varie forme dell’Isoscele: l’impostazione degli arti inferiori si rifà alla “posizione del cavaliere”, propria di diverse Arti Marziali Sportive.

L’Isoscele in uso negli anni ’60, resa famosa dall’FBI e conosciuta come la “posizione dell’agente federale”.

L’impostazione di tiro di Jack Weaver, molto più simile all’Isoscele che non alla Posizione di Tiro che da lui prese il nome.

Differenze basilari tra l’Isoscele e la Mantide™ del Tiro Dinamico Operativo®. Si noti la posizione degli arti inferiori nella Mantide™, in Posizione Reattiva™, già pronti per il movimento.

La prima, grande particolarità della Mantide™ (similarmente all’Isoscele) consiste nel fatto che essa pone l’arma al centro del corpo dell’Operatore, in modo da ottenere un tiro centrale sul bersaglio. Qui è mostrata la Tecnica di Tiro “Up-Saw™” del Tiro Dinamico Operativo®, affine al “Mozambique Drill”.

Altro punto di forza della Mantide™ è la possibilità di effettuare il tiro durante il movimento: cosa che non può avvenire con l’Isoscele, a causa dell’estensione e l’oscillazione degli arti superiori, che impediscono sia il tiro preciso, sia la deambulazione naturale.

La Mantide™ è interdipendente dalla Posizione Reattiva™, che riproduce la postura che il BAR (Body Alarm Reaction) obbliga il corpo umano ad assumere. Ciò avviene in modo naturale, al contrario che in altre Posizioni di Tiro.

Un paragone irriverente tra la Posizione di Tiro con l’arma lunga del Tiro Dinamico Operativo® “High Hold™” e l’Isoscele rivela alcune importanti caratteristiche comuni: il posizionamento centrale e raccolto (questa particolarità è però propria della Mantide™) degli arti superiori e la posizione frontale, che rendono possibile il tiro preciso nell’Isoscele ed entrambi il tiro preciso e il movimento nella Mantide™.


La Posizione di Tiro del Tiro Dinamico Operativo® il Pentagono™ mostra similarità con l’Isoscele, in quanto posizione frontale e simmetrica, ma è strettamente legata alla Mantide™, in quanto ne costituisce una variante.

L’autore con un Istruttore di Polizia statunitense, durante un Corso di DCS (Dynamic Combat Shooting®) negli USA. Questi impara a sparare con la presa “Thumbs Behind™”, subito giudicandola “Amazing!” (Incredibile), dopo aver visionato la precisione del tiro. Si badi bene che questa presa scaturisce da una Tecnica precisa e non costituisce un errore di impugnatura, come potrebbe sembrare a prima vista!

Altra similitudine tra lo “High Hold™ e l’imbracciatura tradizionale: il primo permette la posizione frontale e quindi la locomozione naturale (come nella Mantide™), mentre la seconda costringe il corpo ad una posizione obliqua rispetto al bersaglio (simile alla “Weaver”), che nega il movimento fluido e ininterrotto.